Quando la vita ti sbatte contro un muro, hai due scelte: accettare la sconfitta o trovare la forza di ricostruirti. La mia storia è quella di una donna che ha scelto la seconda strada.

Avevo 35 anni quando tutto è crollato. Il mio matrimonio di dieci anni si era frantumato come un vetro, lasciandomi con due bambini, un mutuo da pagare e un'autostima ridotta ai minimi termini. Quel giorno, seduta sul pavimento del nostro appartamento ormai vuoto, ho pianto fino a non avere più lacrime.

Ma il pianto, per me, non è mai stato solo disperazione. Era anche una promessa a me stessa. Una promessa che avrei ricostruito la mia vita, pezzo dopo pezzo.

Ho iniziato con piccoli passi. Un corso serale di contabilità, mentre mia madre mi aiutava con i bambini. Poi un tirocinio in una piccola azienda locale, dove nessuno credeva davvero in me. Ma io sì. Per la prima volta nella mia vita, credevo fermamente in me stessa.

Non è stato facile. Turni massacranti, studio notturno, mille rinunce. Ma ogni sacrificio era un mattone nella mia nuova costruzione. Dopo due anni di lavoro instancabile, sono diventata responsabile amministrativa di un'azienda di medie dimensioni.

La vera rivincita? Non era il lavoro, ma la consapevolezza. La consapevolezza che potevo farcela da sola. Che la mia fragilità non era debolezza, ma il seme della mia forza più profonda.

Oggi guardo i miei figli e vedo nei loro occhi l'orgoglio. Non per i soldi che guadagno o per il mio ruolo, ma per come ho dimostrato loro che si può ricominciare. Sempre.

La vita non è una linea retta, è un percorso tortuoso fatto di cadute e risalite. E ogni caduta può diventare l'opportunità per spiccare un volo più alto.